LA PUBALGIA 2° parte
PUBALGIA
Come posso prevenire la pubalgia?
Nelle sindromi da sovraccarico sicuramente l’elemento centrale è la prevenzione perché quando la patologia si è manifestata i tempi di guarigione solitamente sono lunghi.
La prevenzione segue due strade:
- Gestione dei carichi di lavoro
- Individuazione e gestione dei fattori di rischio individuali
Nello sport non è sempre facile capire i carichi di lavoro a cui è sottoposto un atleta ed in particolare la relazione con la sua capacità di carico individuale. La capacità di carico cambia in funzione di molti aspetti come il sonno, fattori ormonali, dieta e stress di varia natura.
Il carico di allenamento va gestito il più attentamente possibile sia nella quantità che nella qualità e dove essere il più possibile individualizzato.
Attualmente in letteratura vengono proposti dei test semplici da campo per monitorare il livello di allenabilità del soggetto.
Solitamente si usa un test di forza associato a un sistema a Semaforo:
Si chiede al soggetto una contrazione di 5” degli adduttori e in base al dolore percepito in una scala da 0-10 si stabilisce se quel giorno il soggetto può allenarsi senza restrizioni, se va valutato da un fisioterapista pur mantenendo lo sport oppure se deve interrompere ogni attività sportiva e fare solo trattamento (vedi figura).
Un aspetto utile nel monitoraggio della pubalgia è il calo di forza degli adduttori misurato con dinamometro.
Noi al Kinè utilizziamo da diversi anni un dinamometro manuale (Traker System®) che ci permette di misurare la forza dei muscoli dell’anca intervenendo per tempo nei soggetti a rischio.
La valutazione della forza muscolare, del dolore e delle risposte a specifiche scale di valutazione ci permette anche di monitorare puntualmente i risultati dei nostri trattamenti e regolare il percorso riabilitativo di conseguenza.
Individuazione e gestione dei fattori di rischio individuali
Durante la valutazione fisioterapica attraverso l’uso del dinamometro (Traker System®) raccogliamo diversi dati sulla forza e l’articolarità del soggetto che ci permettono di individuare i soggetti a rischio.
Il monitoraggio della forza dei muscoli dell’anca sembra essere un elemento predittivo dello sviluppo della tendinopatia degli adduttori.
Allo stesso modo i soggetti che presentano una riduzione del movimento dell’anca sembrano essere ugualmente a rischio.
Questi fattori sono modificabili ed è possibile quindi implementare un programma preventivo individuale.
Ho cercato in tutti i modi di prevenire la pubalgia ma non ci sono riuscito! Quale è il trattamento più appropriato?
La scelta del trattamento e del programma terapeutico avviene sulla base della valutazione fisioterapica eseguita.
Il trattamento della pubalgia è prevalentemente conservativo e si basa su terapia manuale ed esercizio terapeutico.
In alcuni casi sono sufficienti poche sedute di terapia manuale, educazione del paziente e un programma di esercizio terapeutico domiciliare.
Nei casi più complessi e di maggiore durata nel tempo (pubalgia cronica) invece sono presenti solitamente dei deficit di forza associati a debolezza delle strutture muscolo tendinee interessate che impediscono la ripresa delle attività sportive.
In questi casi il programma riabilitativo si baserà prevalentemente sulla valutazione e sul ripristino delle funzioni perse attraverso l’esercizio terapeutico per un periodo che può arrivare a 3 mesi.
Allenare le strutture muscolo-tendinee permette di aumentare la loro tolleranza ai carichi di allenamento ed evita che durante l’attività vadano in sovraccarico generando dolore e danno del tessuto miofasciale.
I carichi di lavoro vengono aumentati progressivamente sua come tipologia di contrazione che come volumi per stimolare tutte le componenti neuromuscolari. Attraverso il sistema di valutazione Traker System® possiamo intervenire con un rinforzo mirato dei muscoli deficitari e monitorare nel tempo i progressi ottenuti.
Solitamente partiamo con un allenamento isometrico ed isotonico per arrivare ad allenamenti Pliometrici e Isoinerziali ed Eccentrici.
Per ottenere questi obbiettivi ci siamo dotati di diverse attrezzature all’avanguardia che ci permettono di scegliere la tipologia di contrazione desiderata.
Utilizziamo per esempio KINEO SYSTEM® Intelligent Load una tecnologia che permette di modulare perfettamente i carichi e le tipologie di contrazione passando facilmente da un esercizio viscoso (come nell’acqua) ad esercizio eccentrico ad alti carichi nella stessa sessione di lavoro.
Ci siamo dotati inoltre della tecnologia per l’allenamento Isoinerziale con attrezzatura DESMOTEC® che ci permette di incrementare ulteriormente il lavoro eccentrico del complesso muscolo tendine attraverso l’utilizzo di un volano. In questo modo andiamo a sollecitare il muscolo in quei meccanismi (cambi di dierzione e passaggio tra contrazione concentrica e d eccentrica) che sono riconosciuti essere cruciali nello sviluppo delle patologie del tendine e del muscolo.
Infine è sempre nostra cura fornire un programma per il ritorno allo sport che può essere eseguito a domicilio o in squadra.
LA PUBALGIA 1° parte
La Pubalgia
Sei uno sportivo magari giochi a calcio?
Quando corri, calci o fai dei cambi di direzione hai dolore inguinale, che può scendere lungo la coscia e a volte coinvolgere il pube o la parete addominale?
Potrebbe essere una pubalgia!
Cosa è la pubalgia?
La pubalgia è una patologia da sovraccarico che colpisce sopratutto il sesso maschile ed in particolare alcuni sport dove i cambi di direzione sono frequenti.
Solitamente inizia con un dolore inguinale durante l’attività fisica che coinvolge l’inserzione del tendine degli adduttori sul pube e frequentemente la sinfisi pubica. Occasionalmente il dolore può essere presente anche nella parete addominale.
Non stupitevi se non riuscite a capire e spiegare in modo chiaro i sintomi per i pazienti a volte è difficile individuare uno specifico punto doloroso ma riferiscono un dolore sordo in tutta l’area inguinale e del bacino che può coinvolgere anche il lato opposto.
Come spesso succede nelle sindromi da sovraccarico il dolore ha un esordio progressivo e lascia inizialmente molto margine alla attività. Solitamente il dolore compare a inizio attività e scompare con il riscaldamento, insistendo con l’esercizio nel tempo peggiora progressivamente fino ad impedire l’attività sportiva. Nelle prime fasi quindi viene spesso trascurato il problema e gli atleti si presentano per un consulto mesi dopo l’esordio del primo sintomo perché non riescono più svolgere la loro attività sportiva e addirittura hanno sintomi anche nelle attività quotidiane come camminare o lavorare.
Esistono quindi diversi tipi di pubalgia?
Possiamo dire di si!
E bene specificare che il termine pubalgia è un termine generico che racchiude diverse problematiche di natura muscolo-scheletrica che possono dare dolore inguinale.
La zona inguinale è estremamente complessa e può essere dolente anche per un numero vasto di patologie non muscolo-scheletriche che vanno dalla più comune ernia inguinale fino ad arrivare a patologie ginecologiche o internistiche.
Una attenta valutazione clinica permette solitamente già dalla prima visita di differenziare il dolore inguinale originato da muscoli, tendini e strutture articolari da quello più raro di altra origine che necessita di un consulto specialistico.
Se sei uno sportivo e hai una pubalgia di natura muscoloscheletrica dovresti far parte di una di queste 5 categorie diagnostiche:
Dolore inguinale causato dai muscoli Adduttori
Dolore inguinale causato dal muscolo Ileopsoas
Dolore inguinale causato dalla parete Addominale
Dolore inguinale causato dalla Sinfisi Pubica
Dolore inguinale causato dalla articolazione dell’anca
Come faccio a capire a quale categoria appartengo?
La valutazione è prevalentemente clinica quindi si basa su segni e sintomi riferiti dal paziente e sulla risposta ad una batteria di test che viene somministrata dal fisioterapista o dal medico in ambulatorio. In base alle risposte dei test è possibile individuare la presentazione clinica del paziente.
Non è raro avere contemporaneamente più disturbi come per esempio dolore agli adduttori associato a dolore addominale oppure dolore agli adduttori associato ad un disturbo dell’articolazione dell’anca. In questi casi il soggetto sarà classificato come appartenente a entrambe le categorie.
E’ importante riconoscere la corretta categoria diagnostica perché ad ogni gruppo corrisponderà un trattamento riabilitativo specifico.
Si conoscono le cause della pubalgia?
Numerosi studi sono stati eseguiti per capire quali elementi potessero essere considerati dei fattori di rischio per lo sviluppo della pubalgia. Attualmente i più accreditati sono la debolezza muscolare degli adduttori e la rigidità delle articolazioni delle anche. E’ molto frequente la compresenza di patologie dell’anca e della tendinopatia nello stesso sportivo.
Altri fattori che sembrano essere coinvolti nello sviluppo della pubalgia sono il rapporto di forza tra adduttori e abduttori delle anche, la capacità di stabilizzazione dei muscoli addominali o la stabilità della sinfisi pubica.
La pubalgia è una patologia da sovraccarico generata delle forze di taglio che si creano nelle attività con rapidi cambi di direzione e scatti. Gli sport più colpiti sono infatti il calcio, l’hockey ed il tennis.
Nei movimenti rapidi le forze degli arti inferiori si scaricano sul bacino e sulla sinfisi pubica (una cartilagine che connette i due lati del nostro bacino) in questa area prendono inserzione i muscoli adduttori in basso e i muscoli addominali in alto.
La funzione di questi muscoli è trasmettere le forze dagli arti inferiori verso il tronco e controllare contemporaneamente la stabilità del tronco e del bacino.
Insomma un compito estremamente complesso che deve combinare forza, stabilità ed al contempo flessibilità.
Alcuni tipi di pubalgia possono essere inoltre favoriti non solo dalla rigidità dell’anca ma anche da una articolazione dell’anca non sufficientemente stabile.Nella raccolta anamnestica vengono anche considerati tutti i fattori metabolici e legati allo stile di vita che sono tipicamente coinvolti nelle tendinopatie: fumo, diabete, obesità, colesterolemia, utilizzo di alcuni farmaci e fattori genetici.